

Conoscere il paese dove si vive non è soltanto sapere quanti abitanti conta, quali sono i confini, l’altitudine sul livello del mare, le vie interne … Può aiutare a conoscere ancora meglio il proprio luogo natio se si ha la possibilità di riappropriarsi anche del significato di luoghi “del cuore” che la tradizione ci ha consegnato. Il fine di questo intervento punta proprio a questo. Per il momento ci si soffermerà su Salandrίa e su Cillándra. Entrambi questi toponimi derivano dalla lingua greca antica. Salandrίa è nome composto da σάλα (leggi: sàla – dialetto dorico) che significa “scotimento” e da ανδρία (andría) il cui significato è “forte agitazione”. L’aggettivo ανδρεία (pronuncia: andréia) = forte, ci porta alla definizione, vale a dire: luogo di forte scotimento. Che ci riconduce alla natura pietrosa del luogo e alla presenza soprastante di località Liso (pietra, sasso). Ispira sicuramente ad immagini “romantiche”, invece, Cillándra. Ancora una volta è il greco antico a fornirci la possibilità di capirne il significato. In particolare ci “collaborano” Esichio (V sec. d. C.), lessicografo, e Polliano (II sec. d. C.), epigrammatico. Il nome in questione è composto dal vocabolo molto antico κίλλης (chíllēs) di significato uguale al “più recente” ὄνος (όnos) = asino, e da ἀνήρ-ἀνδρός (ẚnḗr-ẚndrόs, nomin.-genit.; accusativo: ándra), uomo, in questo caso “conduttore”, nello specifico, di asino. In senso traslato possiamo dire: passaggio/sentiero attraversato da asino con conduttore. In realtà, gli anziani di Acquaro ricordano che dal sentiero denominato Cillándra (inizia sul lato sinistro del curvone a “U” dopo Salandría, sulla strada che conduce alla frazione Piani) uomini e asini si avventuravano in un percorso ardito, non scevro di pericoli, attraversando Aruso, Tribbajùna, fino a Diavulόmani. Un modo quasi eroico di guadagnarsi da vivere.