Scorci panoramici sulla perla del tirreno senza eguali, regole di vita ancora legate ad una vita in sintonia con la natura, deliziosi piatti creati con i prodotti del territorio, arte, storia, cultura… C’è tanto da vedere, e non è facile scegliere. Drapia è una vera oasi di vita immersa nel verde ad un tiro di schioppo dalla perla del Tirreno. Non aspettatevi solo sfondi da cartolina, la Drapia sconosciuta ed inaspettata può essere disvelata: basta semplicemente andarsene in giro, ma se non volete perdervi il meglio, iniziate dai principali luoghi di interesse.
Tra storia e legenda…
Drapia condivide la sua origine, come tutto il comprensorio del resto, con l’incantevole città di Tropea, la capitale indiscussa del turismo Calabrese, la splendida perla del tirreno sorta sul mitologico corno di Amaltea e fondata dal mitico Ercole… Si, avete capito bene, Ercole è il mitico fondatore della capitale della Costa degli dei… la legenda racconta che sul luogo dove in seguito fu fondata la splendida città di Tropea, il famoso semi-dio si sarebbe riposato nella lotta contro i gigante che occupavano la Calabria e avrebbe dato alla città da lui fondata un nome che rendeva omaggio alla sua nutrice Giunone. La fondazione della perla del Tirreno, quindi, svanisce nelle più antiche testimonianze di insediamenti umani sul territorio calabrese. Sulle colline che la sovrastano è stato scoperto recentemente un insediamento risalente all’età del bronzo e sul suo litorale vi fu la Forum Herculis menzionata da Strabone e Plinio il Vecchio.
Un pezzo di “Vaticano” a Tropea
Probabilmente Drapia, come gran parte dei villaggi vicini, sorse nel periodo tardoantico come agglomerato inserito all’interno della cosiddetta Massa Trapeiana (da cui anche il nome Drapia). Tale massa, una delle tre che formavano il patrimonio dei Santi Pietro e Paolo in territorio brettio, era costituita da un insieme di fattorie, era abitata da contadini, servi e coloni, ed era condotta da un livellare (affittuario) che, per conto del Papa, riscuoteva le rendite delle terre stesse. Questa massa nel periodo bizantino si evolse in una vera e propria città e andò a costituire la città e il territorio di Tropea. Da questo momento in poi Tropea e il suo territorio saranno legati indissolubilmente, legame che non si è mai spezzato e che perdura sin oggi.
Centro Storico
Passeggiando per corso Umberto I si attraversa la millenaria storia del piccolo e incantevole borgo: qui ci sono palazzi antichi ricchi di storia, impreziositi con splendidi portali in granito o pietra arenaria, importanti chiese e cappelle ricche d’arte… Non c’è un luogo del paese che potrà raccontarvi meglio l’anima di Drapia, la sua essenza che qui si svela senza trucchi, il centro storico non è una cartolina turistica: è Drapia.
Chiesa della Madonna del Carmine
Ubicata all’inizio dell’abitato davanti al municipio, attualmente è inagibile e chiusa al culto. La sua fondazione risale al 1890 e fu edificata da Michele Mazzitelli. Consta di un unico ambiente di forma rettangolare privo di abside. Il lato che prospetta sulla strada poggia su due gradini e reca sui propri stipiti un paramento in blocchi di pietra granitica.
La cappella della Madonna del Carmine
Inizialmente, nel 1861, ci doveva essere un’edicola dove era venerata la Vergine del monte Carmelo e poi, nell’anno 1908, fu edificata l’attuale cappella. La devozione del popolo è tale che, nell’anno 1991 e, poi, tra il 2011 e il 2013, fu restaurata integralmente. Ha forma rettangolare senza abside e le mura sono completamente intonacate. Da segnalare l’artistica pittura dipinta su maiolica del 1861, rappresentante la vergine del Carmelo, custodita al suo interno.
Poco dopo l’inizio della la via principale, in un piccolo largo a latere della medesima, compare maestosa e severa la facciata della chiesa matrice, luogo deputato principalmente alla devozione della madre di Dio di Maria, venerata qui col titolo di Immacolata Concezione. Ricca di altari maestosi, al suo interno, di stile composito con stucchi e marmi di pregevole fattura, la parrocchiale è abbellita da diverse opere d’arte come l’Ultima Cena del napoletano Domenico Fenoglia (1670), le ottocentesche statue lignee di Sant’Antonio, San Michele Arcangelo e San Nicola (Vincenzo Reccio – 1897) e la settecentesca statua di Santa Domenica v. e m., attribuita allo scultore tropeano Domenico De Lorenzo. Per i drapiesi l’Arcipretale è prima di tutto il luogo dove c’è la veneratissima effige dell’Immacolata Concezione, splendida statua ottocentesca di bottega meridionale che si staglia sull’altare maggiore. Sempre nell’abside è da segnalare la scultura raffigurante San Sergio Martire, patrono del comune.
Attaccato alla chiesa parrocchiale, si trova l’oratorio di San Michele, sede dell’omonima confraternita. Fondazione settecentesca, subì diverse modifiche nel corso dei secoli. Al suo interno si possono trovare diverse opere d’arte come un ciclo di otto tele che raccontano la vita di Maria: la natività di Maria (XIX sec); la presentazione al tempio di Maria (XIX sec.); lo sposalizio di Maria e Giuseppe (XIX sec.); l’annunciazione (1800); il miracolo della verga, (XIX sec.); la natività di Gesù, (XIX sec.); l’adorazione dei Magi (1808); l’incoronazione di Maria al cielo (1809). Oltre alle citate opere sono presenti altresì una tela che rappresenta l’arcangelo Raffaele (XIX sec.), un quadro rappresentante l’angelo custode (XIX sec), una tela di che raffigura Santa Domenica del pittore Vincenzo Basile (1848), una tela che raffigura Sant’Antonio da Padova di F. Bagnati (1840) e una statua lignea che ritrae la Madonna del Carmelo (proveniente dalla chiesa, ora abbandonata, a lei dedicata che era ubicata di fronte al municipio) (XIX sec.)e, infine, parte di un coro ligneo parzialmente distrutto.